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Carissimi amici,
penso possa farvi piacere, estendo a voi, un articolo che avevo estrapolato dal giornale di Lodi la scorsa settimana. L'immagine del Don che ne emerge e' quanto ci ha sempre raccontato la nostra grande e mitica Isa ! Ora inizia l’avventura con il tuo amico Gesù di Arrigo Boccalari Se sono diventato quello che sono oggi, se riesco a fare il lavoro che mi piace, a vivere di parole, probabilmente lo devo anche a don Angelo. Nel 1975 ero un ragazzino delle medie di San Bernardo, la parrocchia in cui lui si occupava di giovani. Era stato mio insegnante di religione alle elementari e sapeva che me la cavavo con i componimenti scritti. Così mi propose di rappresentare San Bernardo in una gara nazionale promossa da “Avvenire”. Dovevo scrivere un tema e così feci. Non vinsi, ma arrivai tra i primi dieci e il mio nome e quello di San Bernardo campeggiarono in grassetto su una delle pagine del giornale, prima di tanti altri nomi e parrocchie. Credo che fu in quel momento, accanto a don Angelo che si congratulava con me davanti ai miei amici, che presi una decisione: avrei cercato con tutte le forze di lavorare con le parole, in un modo o nell’altro. Ci sono riuscito e di questo sono sempre stato grato a don Angelo, anche se lui non l’ha mai saputo. Poi gli anni si dilatano e così i ricordi assumono connotazioni sempre meno personali, ma quel prete sorridente e dalla fede immediata e gioiosa resta un punto fermo che non se ne va. E allora rivedo don Angelo sul campetto di San Bernardo, mentre fa le “telecronache” al megafono delle partitelle e poi si tira su la tonaca per mettersi al fianco dei ragazzi che stanno perdendo. Lo rivedo mentre mi parla dei suoi viaggi in bicicletta verso i santuari d’Europa, o durante le Messe agli Scout. Tutti volevano bene a don Angelo, non ho mai sentito un parola di critica nei confronti di quel sacerdote anticonformista, dai capelli lunghi, che sapeva trasformare una celebrazione religiosa in una festa piena di felicità ricca di fede. Il mio ultimo incontro con don Angelo risale a sei anni fa, un momento doloroso, in una mattina di gennaio, nella “sua” chiesa delle Grazie. Ero di fronte alla morte, a una morte di cui non ho capito il significato e che non ho mai accettato. In quella chiesa c’erano molte persone e c’era anche don Angelo. Lo andai a cercare, per rovesciargli addosso la mia rabbia e la mia disperazione: “Dov’è Dio don Angelo, dov’è?” gli chiesi. Lui mi guardò con uno sguardo pieno di compassione, scosse la testa e allargò le braccia. Quello è il gesto più umano e nello stesso tempo più di fede e abbandono in Dio che ricordo di quei giorni. Don Angelo in quel momento era l’uomo di Chiesa che accetta il dubbio e lo risolve nella fede, ma nello stesso tempo rispetta la disperazione di chi cerca una risposta difficile da trovare su questa terra. Don Angelo era come Cristo, pronto a salire sulla croce, accompagnato da una fede incondizionata, ma che aveva pianto nell’orto degli ulivi. Uomo e Dio. Sapevo che don Angelo era malato, e anche se non ho mai trovato la forza di andare a salutarlo, ogni sera pensavo a lui tornando a casa dal lavoro. Lanciavo uno sguardo verso le sue finestre, con i lumini accesi sui davanzali, a quelle piccole luci che avrebbero guidato il Signore quando avesse deciso di venire a prendere il suo amico sofferente. Ma Dio non ha avuto bisogno di quei segnali: sapeva dove don Angelo lo stava aspettando. E finalmente ha deciso che era giunto il momento: mi piace pensare che gli abbia teso le mani dicendogli “vieni, servo buono e fedele” e lo abbia portato via con sé, in un posto dove non ci sono più dolore e lacrime, con lunghe discese da fare in bicicletta, senza stancarsi, con i capelli nel vento. P.S. Franco, oh Franco !! Ci chiedi se si dorme o si e' al mare ??? Da queste parti stiamo "schiattando dal caldo in città naturalemente !!! Ciao a tutti ![]() ![]() Giuseppe Carissimi amici, penso possa farvi piacere, estendo a voi, un articolo che avevo estrapolato dal giornale di Lodi la scorsa settimana. L'immagine del Don che ne emerge e' quanto ci ha sempre raccontato la nostra grande e mitica Isa ! Ora inizia l’avventura con il tuo amico Gesù di Arrigo Boccalari Se sono diventato quello che sono oggi, se riesco a fare il lavoro che mi piace, a vivere di parole, probabilmente lo devo anche a don Angelo. Nel 1975 ero un ragazzino delle medie di San Bernardo, la parrocchia in cui lui si occupava di giovani. Era stato mio insegnante di religione alle elementari e sapeva che me la cavavo con i componimenti scritti. Così mi propose di rappresentare San Bernardo in una gara nazionale promossa da “Avvenire”. Dovevo scrivere un tema e così feci. Non vinsi, ma arrivai tra i primi dieci e il mio nome e quello di San Bernardo campeggiarono in grassetto su una delle pagine del giornale, prima di tanti altri nomi e parrocchie. Credo che fu in quel momento, accanto a don Angelo che si congratulava con me davanti ai miei amici, che presi una decisione: avrei cercato con tutte le forze di lavorare con le parole, in un modo o nell’altro. Ci sono riuscito e di questo sono sempre stato grato a don Angelo, anche se lui non l’ha mai saputo. Poi gli anni si dilatano e così i ricordi assumono connotazioni sempre meno personali, ma quel prete sorridente e dalla fede immediata e gioiosa resta un punto fermo che non se ne va. E allora rivedo don Angelo sul campetto di San Bernardo, mentre fa le “telecronache” al megafono delle partitelle e poi si tira su la tonaca per mettersi al fianco dei ragazzi che stanno perdendo. Lo rivedo mentre mi parla dei suoi viaggi in bicicletta verso i santuari d’Europa, o durante le Messe agli Scout. Tutti volevano bene a don Angelo, non ho mai sentito un parola di critica nei confronti di quel sacerdote anticonformista, dai capelli lunghi, che sapeva trasformare una celebrazione religiosa in una festa piena di felicità ricca di fede. Il mio ultimo incontro con don Angelo risale a sei anni fa, un momento doloroso, in una mattina di gennaio, nella “sua” chiesa delle Grazie. Ero di fronte alla morte, a una morte di cui non ho capito il significato e che non ho mai accettato. In quella chiesa c’erano molte persone e c’era anche don Angelo. Lo andai a cercare, per rovesciargli addosso la mia rabbia e la mia disperazione: “Dov’è Dio don Angelo, dov’è?” gli chiesi. Lui mi guardò con uno sguardo pieno di compassione, scosse la testa e allargò le braccia. Quello è il gesto più umano e nello stesso tempo più di fede e abbandono in Dio che ricordo di quei giorni. Don Angelo in quel momento era l’uomo di Chiesa che accetta il dubbio e lo risolve nella fede, ma nello stesso tempo rispetta la disperazione di chi cerca una risposta difficile da trovare su questa terra. Don Angelo era come Cristo, pronto a salire sulla croce, accompagnato da una fede incondizionata, ma che aveva pianto nell’orto degli ulivi. Uomo e Dio. Sapevo che don Angelo era malato, e anche se non ho mai trovato la forza di andare a salutarlo, ogni sera pensavo a lui tornando a casa dal lavoro. Lanciavo uno sguardo verso le sue finestre, con i lumini accesi sui davanzali, a quelle piccole luci che avrebbero guidato il Signore quando avesse deciso di venire a prendere il suo amico sofferente. Ma Dio non ha avuto bisogno di quei segnali: sapeva dove don Angelo lo stava aspettando. E finalmente ha deciso che era giunto il momento: mi piace pensare che gli abbia teso le mani dicendogli “vieni, servo buono e fedele” e lo abbia portato via con sé, in un posto dove non ci sono più dolore e lacrime, con lunghe discese da fare in bicicletta, senza stancarsi, con i capelli nel vento. P.S. Franco, oh Franco !! Ci chiedi se si dorme o si e' al mare ??? Da queste parti stiamo "schiattando dal caldo in città naturalemente !!! Ciao a tutti ![]() ![]() Giuseppe Carissimi amici, penso possa farvi piacere, estendo a voi, un articolo che avevo estrapolato dal giornale di Lodi la scorsa settimana. L'immagine del Don che ne emerge e' quanto ci ha sempre raccontato la nostra grande e mitica Isa ! Ora inizia l’avventura con il tuo amico Gesù di Arrigo Boccalari Se sono diventato quello che sono oggi, se riesco a fare il lavoro che mi piace, a vivere di parole, probabilmente lo devo anche a don Angelo. Nel 1975 ero un ragazzino delle medie di San Bernardo, la parrocchia in cui lui si occupava di giovani. Era stato mio insegnante di religione alle elementari e sapeva che me la cavavo con i componimenti scritti. Così mi propose di rappresentare San Bernardo in una gara nazionale promossa da “Avvenire”. Dovevo scrivere un tema e così feci. Non vinsi, ma arrivai tra i primi dieci e il mio nome e quello di San Bernardo campeggiarono in grassetto su una delle pagine del giornale, prima di tanti altri nomi e parrocchie. Credo che fu in quel momento, accanto a don Angelo che si congratulava con me davanti ai miei amici, che presi una decisione: avrei cercato con tutte le forze di lavorare con le parole, in un modo o nell’altro. Ci sono riuscito e di questo sono sempre stato grato a don Angelo, anche se lui non l’ha mai saputo. Poi gli anni si dilatano e così i ricordi assumono connotazioni sempre meno personali, ma quel prete sorridente e dalla fede immediata e gioiosa resta un punto fermo che non se ne va. E allora rivedo don Angelo sul campetto di San Bernardo, mentre fa le “telecronache” al megafono delle partitelle e poi si tira su la tonaca per mettersi al fianco dei ragazzi che stanno perdendo. Lo rivedo mentre mi parla dei suoi viaggi in bicicletta verso i santuari d’Europa, o durante le Messe agli Scout. Tutti volevano bene a don Angelo, non ho mai sentito un parola di critica nei confronti di quel sacerdote anticonformista, dai capelli lunghi, che sapeva trasformare una celebrazione religiosa in una festa piena di felicità ricca di fede. Il mio ultimo incontro con don Angelo risale a sei anni fa, un momento doloroso, in una mattina di gennaio, nella “sua” chiesa delle Grazie. Ero di fronte alla morte, a una morte di cui non ho capito il significato e che non ho mai accettato. In quella chiesa c’erano molte persone e c’era anche don Angelo. Lo andai a cercare, per rovesciargli addosso la mia rabbia e la mia disperazione: “Dov’è Dio don Angelo, dov’è?” gli chiesi. Lui mi guardò con uno sguardo pieno di compassione, scosse la testa e allargò le braccia. Quello è il gesto più umano e nello stesso tempo più di fede e abbandono in Dio che ricordo di quei giorni. Don Angelo in quel momento era l’uomo di Chiesa che accetta il dubbio e lo risolve nella fede, ma nello stesso tempo rispetta la disperazione di chi cerca una risposta difficile da trovare su questa terra. Don Angelo era come Cristo, pronto a salire sulla croce, accompagnato da una fede incondizionata, ma che aveva pianto nell’orto degli ulivi. Uomo e Dio. Sapevo che don Angelo era malato, e anche se non ho mai trovato la forza di andare a salutarlo, ogni sera pensavo a lui tornando a casa dal lavoro. Lanciavo uno sguardo verso le sue finestre, con i lumini accesi sui davanzali, a quelle piccole luci che avrebbero guidato il Signore quando avesse deciso di venire a prendere il suo amico sofferente. Ma Dio non ha avuto bisogno di quei segnali: sapeva dove don Angelo lo stava aspettando. E finalmente ha deciso che era giunto il momento: mi piace pensare che gli abbia teso le mani dicendogli “vieni, servo buono e fedele” e lo abbia portato via con sé, in un posto dove non ci sono più dolore e lacrime, con lunghe discese da fare in bicicletta, senza stancarsi, con i capelli nel vento. P.S. Franco, oh Franco !! Ci chiedi se si dorme o si e' al mare ??? Da queste parti stiamo "schiattando dal caldo in città naturalemente !!! Ciao a tutti ![]() ![]() Giuseppe |
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Caro Giuseppe, grazie! Qui di articoli ne sono usciti un mare! Poi gli scout hanno aperto un gruppo su Facebook, dove ci sono foto e video! L'ultima notizia è che il Comune di Lodi gli farà una targa da mettere sul muro del Santuario delle Grazie, in suo ricordo. Sembra che sulla piazza di fronte metteranno un busto, insomma, saremo circondati...io non impazzisco per tutte queste cose, ma va beh, vivo e lascio vivere.
Sono molto felice per gli ottimi esiti del nostro caro Edo (evvai!) mentre sono molto preoccupata per Franca, mi sembra che ogni ciclo sia sempre più difficile, non è ipotizzabile ridurre un poco il dosaggio?? Lieta che Franco si sia dato alle grandi vacanze prima del tempo, ma dispiaciuta che presto anche lui debba tornare al suo ciclo! Noi siamo andate ad Assisi, cambiar aria anche solo per 24 ore è stata una buona cosa soprattutto per la cucciola che ha ripreso a mangiare un pò normalmente. Purtroppo il cibo ci angoscia un poco, il supermercato, anche di un'altra città dobbiamo evitarlo per un pò perché passavamo troppo tempo a cercare cibetti sfiziosi per il nostro. Avrei voluto fermarmi ad Arezzo a salutare Tommy e famiglia, ma lei voleva rientrare per uscire con gli amici. Tommaso, ti chiamerò per vedere se riusciamo a passare nei prox giorni, così vi conosciamo tutti, moto inclusa! Ern, spero che tua cugina trovi presto le risposte che cerca! Monia, come stai?? Ti seguono bene a San Benedetto? Hai avuto notizie di questa nuova terapia? Ma....Domenico, che fine ha fatto con Papuzzo? Possibile che il loro bar sia stato preso d'assalto??! Un abbraccio a tutti, a presto. Isa ![]() |
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Ciao a tuttissimi, cara Isa io stò già facendo la dose a 37,5, comunque stai tranquilla, appena finita la cura riprendo velocemente, ti ho telefonato mi ha risposto la tua cucciola pensavo che tu fossi ancora in giro, comunque oggi avevo i festeggiamenti del cinquantesimo di matrimonio di una mia sorella, perciò ieri sera ho saltato pillolozza ne aggiungo una in fondo, così ho potuto passare tre ore accettabili, certo avrei voluto sentire il sapore di tutte le delizie che hanno portato in tavola, l'unica cosa che ho gustato il dolce, ma io naturalmente amo il salato, vabbè facciamo l'abitudine a tutto.
Se riesco, con l'aiuto dei figli, metterò le foto della mia grande famiglia, oggi eravamo 22 tra fratello sorelle nipoti e pronipoti, spero che presto diano notizie i latitanti, DOMENICOOOOOOOOO e altri ciao a tutti FRANCA |
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Scuola forum (scuo.la) - Forum di discussione per le scuole | This thread | Refback | 10-14-2014 12:07 AM |
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