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Vecchio 11-11-2019, 10:26 PM
Gianmaria Framarin Gianmaria Framarin non è in linea
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Question Quale filosofo si avvicina al barcamenarsi tra empatia e trasgressione?

Ciao a tutti...
Cavolo, ma di forum sulla filosofia in giro su Internet non se ne trovano più... sono tutti chiusi... cosa diavolo è successo?
Comunque, sono contento d'essere arrivato qui.
Mi sapreste aiutare su una questione filosofica che m'affligge da tempo e che non trova ancora risposta?
L'assunto da cui parto è questo: la morale è frutto di un sentimento umano d'empatia, non di regole prescritte, altrimenti è finzione pura.
Eppure, la morale serve all'uomo anche per poterla trasgredire. Ogni essere umano non è completo a sè stesso se non sfoga la sua egoistica voglia di trasgredire ciò che EGLI STESSO considera "Bene".
Verrebbe facile accomunare il mio pensiero ai romantici ottocenteschi e soprattutto ai decadenti, facilissimo accostarlo a Nietzsche. Lo so.
Nietzsche, però, mi casca su una sola cosa: per lui ogni manifestazione di empatia umana non è naturale... mentre per me lo è eccome.
La mia idea, quindi, NON E' che l'uomo ha bisogno di "regole da trasgredire"... l'uomo ha bisogno di TRASGREDIRE SE' STESSO, la propria empatia, la propria coscienza del "Bene"...
Un esempio facile facile: l'uomo/la donna tradiscono il proprio partner e lo fanno con maggior godimento quando è più profonda la ribellione alla propria coscienza, quando l'egoismo ed il "Male" che si potrebbe provocare nel partner è alla massima potenza. E' proprio una liberazione, liberare il proprio ego strozzato NON DA REGOLE CIVILI IMPOSTE, ma dal proprio lato empatico!!!
Per me l'essere umano è destinato a barcamenarsi eternamente tra questi due estremi.
Insomma, per tagliare corto, l'uomo HA BISOGNO DI UNA PROPRIA MORALE SENTIMENTALE ANCHE PER TRASGREDIRLA DEL TUTTO.
Chi non concepisce alcuna morale automaticamente NON VIVRA' IL PIACERE DEL PROIBITO, per un "immoralista" qualsiasi atto è coerente e quindi non comporta questa OPPOSIZIONE nella quale io credo fortemente.
Paradossalmente, più hai sensibilità "morale" (empatica) verso il prossimo, più quindi hai BEN SALDI i tuoi sentimenti umani, più avrai il desiderio di reagirgli contro prima o poi. Magari, dopo, portandoti addosso sensi di colpa.
E' come dire che si ha bisogno di una dittatura per potersi sentire trasgressore e uomo al 100%... nel mio caso, però, la dittatura non sono regole imposte dall'alto, ma semplicemente la propria coscienza umana (che, a mio parere, è molto più severa di qualsiasi imposizione).

Io questa linea di pensiero non l'ho mai ritrovata nemmeno nei decadenti, nemmeno in Nietzsche, quasi sempre ho trovato filosofi che predicavano l'immoralità o l'a-moralità, quindi implicando che ogni gesto "vitalistico" ed egoistico fosse coerente con sé stessi e con la propria natura non empatica... che è un po' ciò che dice Nietzsche. Quindi, per essi, nessun piacere AGGIUNTIVO nel trasgredire alle proprie sensibilità empatiche, capite?

Se riuscite ad indirizzarmi verso filosofi che sono più vicini al mio modo di pensare, ve ne sarò grato.
E' difficile, perché io stesso in anni ed anni di ricerca filosofica non ho trovato alcunché... di certo nulla nei filosofi pre-ottocenteschi, che fossero spiritualisti o razionalisti, men che meno negli idealisti alla Hegel, al massimo ho provato attrazione per la filosofia decadente e - ribadisco - Nietzsche, sono disegualitario e convinto che in Natura non esistano nemmeno giustizia od altri sentimenti del tutto umani (e perciò limitati, la Natura per me è roba divina, illimitata, le cui regole non conosceremo mai)... ma anche nel decadentismo di quel tipo, manca quest'analisi della "trasgressione verso la propria empatia", loro tagliano corto eliminando la morale come se fosse solo un insieme di regole e non un sentimento empatico.

Dateme 'na mano!!!
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