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  #1 (permalink)  
Vecchio 01-30-2008, 07:14 PM
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predefinito Il buon e collaudatissimo traghettatore Marini si ricandida

Il buon e collaudatissimo traghettatore Marini si ricandida


L'argomento del giorno che tiene ancora banco tra i media... e non solo a casa nostra quando siamo comodamente seduti a poppa,
è certo la ricandidatura come buon traghettatore da parte del collaudatissimo ed onorevole marini,
- se non altro per una necessaria è tanto ambita riforma elettorale da parte del parlamento italiano che garantirebbe una maggiore stabilità di governo ed una riflessione accorta da parte di tutti i cittadini e dell'istituzione garante.



Inoltre aggiungiamo - come passeggeri di un vascello fantasma - che il costante pressing per un governo di riappacificamento su marini,non è solo da parte dell'attuale presidente della repubblicca.Il partito democratico e l'Udc stanno facendo di tutto per superare le perplessità del diretto interessato.

"E un percorso cui non ti puoi sottarre,ne hanno bisogno tutti".
Gli hanno fatto sapere Walter Veltroni e Dario Franceschini.


Del resto ritornare a votare senza vele spiegate
ed assegnare ancora una volta... una "sfiducia pressante" è parzialmente malgestita dall'improbabile casa della libertà e delle incoerenze da auto/ammutinamento,(...Vedi vecchi alleati fantasmagorici più eggregori al bando spiritico), - comporterebbe - come già accaduto in passato,una notevole ricaduta in termini di bipartisan e di orientamento definitivo per la popolazione - è forse ancora una volta...
un grandissimo errore da parte nostra.

Manteniamo la rotta... Mio modesto parere...
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  #2 (permalink)  
Vecchio 02-01-2008, 07:13 PM
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Originariamente inviata da alchimistanero Visualizza il messaggio

Manteniamo la rotta... Mio modesto parere...
eh eh, scommetto che non segui il TG4...
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  #3 (permalink)  
Vecchio 02-02-2008, 06:17 PM
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Originariamente inviata da Juan Antonio Visualizza il messaggio
eh eh, scommetto che non segui il TG4...
Anche fede quando mi capita...^_'
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  #4 (permalink)  
Vecchio 02-02-2008, 06:18 PM
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Intervista di Simone Collini, da "L'Unità"

«La nostra priorità è evitare elezioni anticipate, che sarebbero in questo momento una sciagura per il Paese, anche se sottolineo che non ne abbiamo paura», dice il coordinatore del Partito democratico Goffredo Bettini. «Abbiamo fatto un appello a tutte le forze politiche del Parlamento per un governo trasparente che abbia uno scopo: approvare una nuova legge elettorale, una modifica dei regolamenti parlamentari e una riforma istituzionale sui punti discussi nelle commissioni apposite di Camera e Senato».

A giudicare dalle dichiarazioni dei leader del centrodestra il vostro appello è finito nel vuoto. Perché rilanciare con la proposta di votare a giugno?
«Perché se il sospetto della destra e di Berlusconi è che noi vogliamo rimandare il confronto elettorale ad un tempo indefinito, lontano, ora abbiamo dimostrato che siamo disponibili a valutare anche un governo a termine, con tempi più stringenti, ma che faccia almeno la riforma elettorale. Oggi non hanno più alibi».

Però si discute da mesi della legge elettorale, senza aver raggiunto un accordo...
«Il giorno prima che si aprisse la crisi si erano fatti passi in avanti con la bozza Bianco, anche sul piano tecnico. Si era trovato un equilibrio per una riforma che riportasse al proporzionale, con uno sbarramento al 5% e con una spinta a uno schema bipolare premiando i partiti maggiori».

Tra le forze con cui stava lavorando il Pd c’era Forza Italia, ora Berlusconi dice che non c’è nient’altro che il voto, con questa legge elettorale.
«Se Berlusconi continua su una linea di rifiuto pagherà un prezzo di fronte all’opinione pubblica. Tutti sono ben consapevoli che l’attuale legge elettorale non dà stabilità, produce alleanze eterogenee che non possono poi governare con la dovuta unità, speditezza e capacità di decisione. Noi chiediamo di modificarla e di votare a giugno».

Due mesi dopo quello che chiede Berlusconi.
«Due mesi che consentirebbero di votare con una legge elettorale che semplifica il sistema politico, dà la possibilità ai partiti di presentarsi in modo limpido con i loro programmi e però anche quel tanto di spinta maggioritaria che garantisce il bipolarismo».

Come valuta l’apertura dell’uddiccì Baccini?
«Apprezzo, ma credo che di fronte alla situazione attuale del Paese ci voglia uno sforzo più corale per un governo che abbia trasparenza, solidità, chiarezza nella durata e consenso necessari per fare la riforma elettorale».

Quando si andrà al voto, il Pd correrà da solo?
«Intanto, l’espressione va spiegata. Non abbiamo una pretesa boriosa di voler fare tutto da soli. Abbiamo posto in modo netto un problema, e cioè che bisogna voltare pagina rispetto ad una storia politica che è stata imperniata su alleanze con l’obiettivo di prendere un voto in più. Legate quindi soltanto da una sfida contro qualcuno e incapaci di proporre riforme veramente incisive e poterle poi realizzare una volta vinto. Abbiamo parlato di questo, della necessità di ripartire dai programmi, dalla proposta che un grande partito come il Pd deve fare al Paese. Le alleanze vanno poi cercate sulla base di una coerenza molto forte rispetto alla impostazione che si vuole portare avanti».

Quindi la prossima volta non ci sarà l’Unione o simili?
«Per quanto ci riguarda, non torneremo mai più ad alleanze carovana, che partono da Mastella e finiscono a Turigliatto, che si presentano con 280 pagine di programma. L’Italia ha bisogno di altro, di una forza veramente riformista che scommetta sul cambiamento del Paese, che abbia il coraggio di presentare un suo programma e che su questo cerchi di aggregare la maggioranza degli italiani. Questa è la vera novità».

La caduta prematura del governo di certo non vi aiuta in questo senso: siete ancora alle prese con la fase costituente...
«Intanto, noi abbiamo avuto un risultato straordinario con questa prima fase di costituzione dei circoli, perfino inaspettato. Circa il 30% di quelli che hanno votato il 14 ottobre hanno aderito alla fondazione dei circoli. E in prospettiva, visto che questo dato va paragonato a quanti hanno partecipato ai congressi di Ds e Margherita, finiremo con un milione e duecentomila cittadini che avranno fondato il partito in tutte le pieghe della società. Quindi abbiamo quadruplicato la forza dei due partiti messi insieme. Un fatto grandissimo, che ci dice come il Pd non è affatto un evento mediatico legato soltanto a un leader, ma è un soggetto politico che si radica in tutta la società italiana».

Resta il fatto che rischiate fortemente di andare al voto con un partito in costruzione, non crede?
«Ma infatti ora dobbiamo accelerare ulteriormente la conclusione della fase costituente del partito, cioè fondare tutti gli altri circoli e, dove è possibile, eleggere gruppi dirigenti stabili. Il lavoro che dobbiamo fare diventa anche prezioso per orientare i cittadini sulla crisi, per far capire le ragioni della nostra proposta politica. Quindi utilizzeremo la fase costituente anche come strumento di grande battaglia politica ed elettorale, se non ci dovesse essere la possibilità di fare un governo per le riforme. E ho la sensazione che già dopo i primi mesi, che non sono stati facili, una speranza si è riaccesa e nella società italiana già si respira aria nuova, che abbiamo portato noi».

Avrete portato anche aria nuova, ma finora i sondaggi hanno sempre dato vincente il centrodestra.
«Se dovessimo andare alle elezioni non le avremmo affatto perdute in partenza. E questo per il fatto che oggi siamo nella condizione esattamente inversa rispetto al ‘94».

Che intende dire?
«La gioiosa macchina da guerra che andò verso la sconfitta, che allora era la sinistra, i Progressisti, oggi la rappresenta Berlusconi con un’alleanza che è un’accozzaglia di forze politiche e di leader vecchi, che parlano linguaggi vecchi, molto diversi tra di loro. Al contrario noi possiamo rappresentare un linguaggio nuovo, una speranza nuova, l’orgoglio di una novità che può anche risollevare il Paese. Ecco perché io penso che il Pd debba coniugare fortemente il processo della sua formazione all’ambizione della nazione di riprendere a correre, a competere sul piano internazionale. Il Pd è una forza politica costituente di una nuova democrazia, di un nuovo patto tra gli italiani, di una nuova voglia di valorizzare ed esprimere i suoi talenti».

Insiste molto sul nuovo. Sulla forma partito D’Alema ha invitato a fare attenzione al “nuovismo”, e per settimane si è trascinata la disputa tra i cosiddetti partitisti e chi voleva un partito per così dire leggero.
«Ho sentito D’Alema al convegno di Italianieuropei, ha fatto un discorso ricco e assai bello. Il nostro sforzo è stato quello di costruire un partito totalmente nuovo, che non tornasse indietro rispetto al 14 ottobre, anche nelle sue forme di democrazia e di partecipazione dei cittadini. E che però nello stesso tempo si organizza e si radica dove la gente vive, lavora, studia, si diverte. Un partito aperto, federalista e pluralista».

Non sono stati così i partiti finora?
«Noi abbiamo un enorme bisogno di riprendere a lavorare sulla società italiana, di comprenderla meglio, di rimettere al lavoro tante competenze che sono state troppo silenti negli anni passati, mentre la politica è stata troppo sorda rispetto a loro. Per questo non abbiamo più in Italia intellettuali con l’ambizione di proporre una visione complessiva del mondo e che invece si chiudono negli specialismi. Così come abbiamo una politica che in assenza di un rapporto con loro si chiude in tecnica, e spesso in puro esercizio di potere. Il Pd deve mettere al lavoro le energie migliori in un dibattito vero delle idee. Non abbiamo bisogno di un partito di capibastone e di correnti ossificate di fedelissimi, perché in fondo questa è stata la rovina della democrazia italiana. Quella cioè di avere nella sfera pubblica un eccesso di comando, di sete di potere, di accaparramento di posti, completamente staccato dalle idee, da una visione del mondo. Alla fine si è ridotta a pura macchina».

Se il Pd correrà da solo a livello locale, ci sarà una rottura delle giunte in cui governate con Rifondazione e gli altri?
«Non c’è nessun automatismo. Ogni livello istituzionale ha la sua specificità. Ricordo che la sinistra ha governato insieme per tanti anni quando era divisa a livello nazionale, perché il Pci stava all’opposizione e il Psi governava con la Dc. Poi noi abbiamo parlato della necessità di costruire a livello nazionale alleanze che siano fondate su un’omogeneità programmatica. E a livello locale il centrosinistra governa sulla base di programmi comuni che in gran parte del Paese hanno trasformato in meglio città, province, regioni. Sarebbe davvero un atto politicista e contraddittorio, rispetto alla logica di governo che vuole affermare il Pd, voler rompere a livello periferico coalizioni che nella maggior parte dei casi si mostrano coese e lavorano bene. D’altra parte questa mi pare anche l’opinione prevalente nella maggior parte dei nostri alleati, a cominciare da Rifondazione comunista».

Ne è sicuro?
«Anche loro sentono l’esigenza di rappresentare più liberamente un pezzo di elettorato, che non si riconosce più nella vecchia alleanza dell’Unione, l’esigenza di dare una nuova rappresentanza democratica a pezzi della società che esprimono una critica più radicale alla modernità. E debbo dire che questo tentativo che sta conducendo in particolare Bertinotti è molto importante, dal punto di vista culturale e politico. Perché consente di incanalare nella battaglia democratica tante energie che altrimenti potrebbero andare in rivoli di esasperazione, di rinuncia, persino di violenza. Senza contare che dar vita a un soggetto unico nuovo significa anche lì rompere le incrostazioni di piccoli ceti politici che vivono di rendita sui simboli, e invece cercare di costruire anche in quell’area una cultura nuova».

C’è chi, come Mussi, sostiene che andare da soli al voto significa consegnare il Paese a Berlusconi.
«Il modo migliore per dare il Paese a Berlusconi è ripresentare esattamente l’alleanza come prima. Non ci crederebbe nessuno, dopo l’esperienza che abbiamo avuto. E daremmo paradossalmente a Berlusconi, che è il vecchio, la patente di chi può ripresentarsi come un elemento di innovazione. Questa porterebbe ad una sconfitta sicura».

E invece andando da soli no?
«Sarei un bugiardo a dire sono sicuro di vincere. Ho molte speranze. E combatto. Ma se mi si chiede: sei sicuro di perdere con la vecchia alleanza, risponderei che sì, sono sicuro di perdere».



Pour remettre les citoyens en mouvement,recrèer la confiance dans les istitutions,il ne suffira pas de changer les textes,mais de modifier profondèment les pratique et l'usage de ces textes.
C'est un nouvel ètat d'esprit qu'appelle la democratie participative,qui doit enrichir,approfondir et complèter la democratie representatif pour règenerer la rèpublique.
(Pour une nouvelle rèpublique...)
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  #5 (permalink)  
Vecchio 02-04-2008, 05:58 PM
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Registrato dal: Jan 2008
Messaggi: 11
predefinito poltronia padania...

Non ultima trovata geniale dei nostri carissimi leghisti ultimamente sempre piu in fuga dall'aventino - mi auguro piu tardi dal parlamento -,è la possibile successione nello scambio di poltrone tra il responsabile della regione lombardia formigoni è l'ex guardasigilli castelli,il quale quest'ultimo dopo lo scandalo ben noto di is-arenas
ci aveva abituato a ben altre comodità.

Conosciamo l'obiezione:occhio alla demagogia.Giusto.
Non ha senso l'inventiva di Giosuè Carducci contro i politici:
"Voi... piccoletti ladruncoli bastardi..."
Ma occhio a non dare per scontato e "normali" cose che nei paesi seri scatenerebbero l'iradiddio.
"Non c'è che dire:Un oligarchia di insaziabili bramini,
scrive l'onesto Gian antonio stella.
"

Allora Viva la sincerità!Perchè tale monito non prevede di certo un ipotetico doppio rafforzamento "strategico-federale" da parte degli "amici forzisti"...,un tempo considerati: "moderatisti" è garanti di una politica tesa a migliorare buona parte del nostro territorio nazionale.

Viva l'onestà!Poichè un ulteriore miglioramento del sistema "lombardo-veneto" precluderebbe di certo la nostra già pesante progressione interregionale, - piu tardi la nostra beneamata uguaglianza prevista da sempre è continuamente entro ogni codice morale.



Democratie parlamentaire,sociale et territoriale:
Les sujet se tiennent car les citoyens qui veulent des institutions qui fonctionnent et qui permettent à la majoritè et à l'opposition de se respecter,des sindicats renforcè dans un espace social consolidè,des collectivitès locales aux competences claires,afin de rendre lisible l'action publique.
Chacun de ces thémes vise a donner aux citoyens les clés et les outils pour comprendre le monde,agir et le trasformer.
(Pour une nouvelle rèpublique...)




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