È possibile disegnare un
motociclista centauro; è possibile rappresentarlo nel cinema ma non graficamente cioè senza che se ne percepisca distintamente e in modo da intuirne senza che si abbia sola intellettuale comprensione delle immagini in movimento.
MAURO PASTORE
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Originariamente inviata da FireBall
È possibile disegnare un motociclista centauro; è possibile rappresentarlo nel cinema ma non graficamente cioè senza che se ne percepisca distintamente e in modo da intuirne senza che si abbia sola intellettuale comprensione delle immagini in movimento.
MAURO PASTORE
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CRITICA CINEMATOGRAFICA E PSICOLOGIA DELLE MANIFESTAZIONI ARTISTICHE. SAGGIO SUL FILM "FALCHI" DI T. D'ANGELO.
Opera cinematografica ascrivibile ad estetica post-neorealista e di genere barocco, cinema realista italiano, regia indipendente, tratto tipico di quel realismo ove impegno civile e valore culturale sono inscindibilmente legati alla politica per il vero Stato oltre gli inganni di antistato e fuori da illusioni antipolitiche.
Argomento tragico e vicenda drammatica di cui parvenze eticamente percettibili ed apparenze moralmente sensibili, inizio comprensibile con visione attenta e svolgimento dalle evidenze possibili solamente ad una visione spontanea, finale occulto per la visione intellettuale non per la visione intuitiva, per il semplice spettatore mostrandosi della trama soltanto i nessi senza i significati ed invece per il solo scrutare parendo tutti i significati negati e ciascuna negazione sconnessa, ma per il vero intenditore rivelandosi tutti i reali significati e scoprendosi ciascun nesso, di cui per chi realmente interessato disponibili i sensi e solo da chi di proprio comprensivo valutabili anche gli episodi; se (è pur vero che...) tutto questo potrebbe sembrare un ostacolo, d'altronde (è pur vero che) l'impegno minimo necessario per lo spettatore ed il valore per qualunque interessato scaturiscono da una uguale sensibilità, che trova nell'arte del cinema espressione e nel lavoro cinematografico realizzazione, a prescindere ma non col trascurare appartenenze etniche sia di artisti che di spettatori; difatti il film racconta una Napoli esoterica e narra una Napoli segreta e questa città essendo già luogo alquanto esoterico, nazione (italiana) nella nazione (italiana), in Paese europeo, appunto l'Italia, con riferimenti agli ambienti comuni, civili, semicivili, barbarici, semibarbarici, euroasiatici, tra Occidente (Segreto) ed Oriente Misterioso.
Dunque i protagonisti parendo con sola curiosità fiabeschi perché irreali, appaiono con il conoscerne: improbabili, concretamente persone, realmente possibili.
Tutto ciò risulta praticamente facile o difficile, teoricamente difficilissimo o facilissimo, secondo casi imperscrutabili o perscrutabili della vita, con preclusione alla razionalità della civiltà delle immagini e senza preclusione della emotività della cultura dei simboli. Per tal motivo, in epoca della immagine del mondo ed in età della tecnica, la tecnologia cinematografica e l'immaginazione del cinema, fino ad ora passivamente coinvolti nella sentimentalità popolare ed attivamente dissociati dalla mancanza di acume intellettuale non volgare, ricevono da questa Opera, sia pur minimamente o non decisivamente, nuovo destino sociale e fatale diverso coinvolgimento, secondo l'estro, le inventive, la creatività, degli artisti che la hanno fatta, per tramite delle realtà in essa rappresentate, che conoscenza autointrospettiva per chi etnicamente non estraneo alle storie rivela eventualità passata con non altro evento accaduto e che introspezione nuova per chi etnicamente non appartenente svela passato eventuale nonché accadimento non diversamente avvenuto. In codesti svelamenti e rivelazioni lo spettatore si ritrova a pensare verità delle leggi oltre abitudini convenzionali ed onestà dei senza-legge anche entro le consuetudini giudiziarie e qualora fosse pure spettatore interessato capirebbe quest'altro pure delle inquadrature cinematografiche e della realtà che esse rappresentano: se un morente è volontario, se un moribondo è volente o nolente, se un vivo vuol esser tanto vivo, se una aggressione è vera, se una impresa è autentica, se e quali morti vere o false, se una azione è quale o come esiste, se un fatto è un atto o se è caso o fare altrui (... se il motociclismo è una cosa banale e se la vita che vi si dedica ha solo una manifestazione naturale o non solo una e non altra), restando questa sublimità estetica ipotetica, invece nel movimento e flusso di immagini e simbologie ovvero in cinema stesso una sintesi visiva, senza che la materia visiva risenta di limitazioni nella rappresentazione, in ciò essendo l'Opera organizzata in mosaico per la riproduzione ed in rilievo per la proiezione, con visiva percezione di tal organizzazione tecnologica duplice. Al contrario, a rifiutare le rese artistiche si resta con simulacri cinematografici vuoti ed icone simbologicamente inspiegabili.
Trama e tematiche del film:
Città di Napoli, zona metropolitana, durante gli anni della nuova pianificazione urbana, della amministrazione controllata e dei provvedimenti locali straordinari. Due agenti speciali in incognita, con còmpiti di sorveglianza difficile e difese estreme per contrastare gli affari delle organizzazioni criminali locali, si imbattono nei loschi ed intricatissimi malaffari di organizzazioni criminali orientali. Vivono diversamente e sopravvivono con ciò e di ciò che per gli altri sarebbe il male o il non bastante, anche perché hanno in realtà già meno di tutti e più guai di tutti ma tanta più voglia anche e forza. Lavorare per essi significa non solo procurarsi denaro e realizzare qualcosa ma anche mutare le proprie condizioni di esistenza attraverso la vittoria della onestà e la fine di una delittuosità che fa apparire tutti uguali e nessuno senza torto. Nonostante ciò, per essi le missioni sono anche un atto di esercizio gratuito di un potere superiore, ma ciò non risulta accettabile per i nemici della città, impegnati in una estenuante pratica di scambi coatti e di reazioni forzate. Alla astuzia degli inquirenti i nemici oppongono una scoraggiante strategia preventiva ed una spietata tattica suicida. Dalle più o meno nascoste provocazioni, in un crescendo di assurdità fino alla teatralità esibita che cela il reale desiderio di morire pur di rifiutare la giustizia, gli scontri sono sempre più inaspettatamente fatali, brevi, rapidi, quasi insensati e quasi tutti gli altri non sanno capire o non vogliono capire. Per questa indifferenza lo sconforto comincia a dominare anche tra eroici delatori e generosi collaboratori di giustizia e uno dei due agenti sogna qualcosa di più di un ristabilimento dell'ordine, cioè un nuovo potere capace di rappresentare la vita in quel che essa può offrire non solo dare. Ma queste ambizioni gli rendono insopportabili le già dure condizioni di esistenza, omologate alle condizioni della malvivenza sia pure con una differenza radicale, distintiva, ovvero l'esito opposto delle vicende. Questo esito ne è a rischio e l'altro collega non accetta tante complicazioni, fino al pericolo che assieme a loro, sempre meno reciprocamente tolleranti e non concordi, inizi per l'intero sistema esecutivo cittadino una lunga inesorabile fine. Ma nella assenza di ogni restante potere anche le leggi non ci sono, perché la logica della vita cittadina deve accettare una seconda e non forestiera logica, per la quale la corruzione della natura umana esiste soltanto perché esistono gli altri che agiscono secondo una sola natura, senza cioè l'altra identica ma dai poteri differenti anche per le circostanze; e con la sospensione delle leggi restando le medesime le leggi naturali non ci sono però le condizioni affinché esse restino sempre attive ugualmente a prima. Società, civiltà, la stessa biologia si sottraggono alle programmazioni degli oscuri e maligni poteri forestieri, che basavano i propri successi assumendo nei propri piani i funzionamenti mascroscopici di interi mondi economici contro i quali nulla potrebbe se non qualcosa di non analogo, di non omogabile. Eppure tutto pare ugualmente assurdo...
MAURO PASTORE