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mirko 07-18-2007 10:12 AM

Quali criteri usare per scegliere un prodotto all'acquisto?
 
Buongiorno.
Con il passare degli anni mi sono sempre di più affinato nello scegliere un prodotto al supermercato, cosciente della forza che abbiamo noi consumatori nel poter cambiare le cose.

In un primo tempo, guardavo solo il prezzo, poi ho cominciato a controllare la qualità, la quantità e il tipo di confezionamento, la zona e i criteri di produzione...! Ora il prezzo è l'ultima cosa che guardo!

Ora, vorrei provare a migliorare e a diffondere un po di questa filosofia di scelta, magari impostando una scaletta con delle priorità....!

Arrivo al punto: quali sono secondo voi i criteri da seguire per scegliere un prodotto? (tipo al supermercato, ma anche in generale!).
E in che ordine, quale viene prima e dopo?

Proviamo a fare insieme una scaletta che vada bene per tutti, che sia comprensibile per chiunque, anche i meno informati (quindi senza l'uso di parole incomprensibili).

Comincio io, dalla fine: quando più prodotti si equivalgono nella somma di tutti i parametri, io mi oriento seguendo il detto "il giusto sta nel mezzo", quindi guardo il prezzo più alto e il più basso di quella categoria di prodotti, e scelgo quello che ha un costo medio!!:-)

salvatore 07-18-2007 05:48 PM

Io ho eliminato completamente i supermercati, così ho risolto il problema alla radice! :-D Questo perchè non è solo il prodotto in sè a dover essere valutato secondo una personale scala di valori, ma è anche la grande distribuzione in toto ad essere molto discutibile...

In ogni caso, la mia personale scala di priorità nel valutare un prodotto è:

1.VEGAN

(Ndr: Il Vegan è una persona che sceglie di escludere completamente dalla sua alimentazione (e dall'abbigliamento, ecc.) ogni prodotto di origine animale, derivante dalla morte diretta o indiretta di animali o dalla loro sofferenza e prigionia. Un vegan NON mangia: carne, pesce, uova, latte e derivati, miele (e tutti gli altri prodotti delle api). Mangia TUTTI i prodotti della terra, senza alcuna restrizione. NON indossa pelle, pellicce, lana, seta. Indossa tutte le fibre vegetali o sintetiche.)

2.EQUO SOLIDALE
3.BIOLOGICO
4.LOCALE

Quindi prima di acquistare un prodotto devo accertarmi che sia prima di tutto vegano, poi realizzato con il rispetto dei diritti dei lavoratori, e secondariamente che sia biologico e prodotto vicino a casa mia.
Ho risolto il dilemma diventando crudista e acquistando solo frutta e verdura bio di contadini locali :-)

Quel poco che mi manca lo compro in negozi biologici stando attento che sia di origine italiana, e quando di origine straniera che sia almeno equo-solidale (tipo le banane, e l'ananas ogni tanto).

Deps 07-19-2007 01:05 PM

Generalmente, paragono i vari rivenditori sullo stesso prodotto e compro da quello che lo vende a meno. Naturalmente marca e qualità li scelgo io in base alle mie preferenze, se tutti facessero così obbligherebbero i rivenditori ad adeguarsi e a farsi concorrenza. Ma la tendenza della massa è quella di acquistare un prodotto che si sa costa meno da un'altra parte ma per evitare la fatica di andare in un altro negozio si subisce e si acquista.
Inoltre pagare meno non vuol dire per forza avere un prodotto di qualità inferiore, magari il servizio che si riceve è più scadente (Vedi i discount e i voli low cost) ma il prodotto è lo stesso.
Bisogna abituarsi di fare acquisti ragionando senza subire il marketing d'assalto dei grandi centri commerciali.
Ho visto reclamizzare pannolini ber neonati con sconti del 30% mentre nel negozio sotto casa una marca concorrente ma di medesima qualità vendeva lo stesso formato senza sconto a un prezzo inferiore, al momento si pensa di risparmiare (azz!!! Guarda che sconto, compra compra!) mentre in realtà ci stanno buttando fumo negli occhi.

serena 07-21-2007 11:48 AM

E' una buona abitudine controllare sempre le etichette anche se la legge, in moti casi non obbliga a specificare informazioni importanti: l'origine del prodotto, e non solo il luogo di confezionamento!

vera 07-21-2007 11:54 AM

I miei criteri di scelta:
1. Vegan
2. Biologico
3. Equo solidale
4. Il più possibile locale
5. "Ecologico" (per quanto riguarda componenti, imballaggi eccetera)
6. Poco lavorato
7. Necessario o almeno utile... sto cercando di eliminare il più possibile gli acquisti superflui!

martina 07-21-2007 12:00 PM

Il costo medio è relativo.
Ci sono prodotti a costo medio che sono prodotti dalle stesse industrie che producono quelli di marca.
Poi secondo me va differenziato tra alimentari e non.
Negli alimentari, per me è importante prima di tutto la provenienza, gli ingredienti ed eventualmente le fasi di lavorazione. La qualità di fatto dipende da quello, poi il prezzo è un altro discorso, perchè dipende dalle disponibilità finanziarie di ciascuno. purtroppo oggi siamo arrivati al "paradosso alimentare" per cui per mangiare biologico, cioè sano, dobbiamo pagare di più.
Per gli altri prodotti invece dipende da tante cose. Ci sono piccole aziende che producono ottimi prodotti, lì bisogna informarsi.
Infine, io cerco di dare un occhio anche alla qualità etica, sulla provenienza dei prodotti e sulla gestione aziendale. Doveroso non pubblicizzare, ma sono sicura che molti ben informati sanno…:-)

antonella 07-21-2007 12:05 PM

I miei criteri di scelta, invece, sono questi:

1. vegan
2. poco o nulla lavorato
3. equo
4. locale
5. bio

Prodotti il più possibile vicini al loro stato originario e vegan, specie se locali. Se elimini i prodotti che contengono sottoprodotti animali (uova, latte, carne, pesce e derivati) automaticamente già escludi la maggior parte delle porcherie industriali, che hanno quasi sempre nel miscuglio del latte in polvere o dell'uovo in polvere... e se vai sui prodotti bio e freschi, locali, ti liberi del 99,9% dei prodotti delle multinazionali, insomma hai quasi sempre anche dei prodotti etici.
Mangiare vegan è il modo più facile di mangiare etico e fare boicottaggio senza troppi sforzi mentali!
Antonella

arianna 07-21-2007 12:12 PM

Senza un "ordine di priorità":
- prezzo;
- data di scadenza;
- tipo di produzione e lavorazione (compresa la qualità etica, se ho capito cosa intende martina, ad esempio MAI uova che non riportano almeno la dicitura "allevamento a terra", ma meglio sarebbe "all'aperto", nonostante costino di più)
- stabilimenti; per alcuni prodotti confezionati (scatolame ad esempio) la "marca" pubblicizzata e costosa, di solito etichetta diversamente alcune confezioni, a costo decisamente inferiore. A volte per una propria "sottomarca", altre volte per le marche con marchio della catena di supermercati. Tra i due prodotti "identici" ovviamente scelgo il più economico.

Per altri acquisti controllo altre cose (per esempio l'etichetta, la stoffa e le cuciture per l'abbigliamento); comunque non è detto che non sia disposto a comprare merce di "bassa qualità", se il rapporto con il prezzo e con la probabile vita dell'acquisto possano essere comunque considerati "vantaggiosi"!

Scuola 07-21-2007 12:19 PM

Ragazzi/e, io navigando un attimo in rete ho trovato questo bello specchietto sul sito del comune di Firenze:
http://sportelloecoequo.comune.firenze.it/pages/consumo_critico.htm

1) Compra di meno
Non esistono prodotti ecologici, ma solo meno dannosi di altri. Ogni prodotto (anche un bicchier d'acqua) comporta un invisibile "zaino ecologico" fatto di consumo di natura, di energia e di tempo di lavoro.

2) Compra leggero
Spesso conviene scegliere i prodotti a minore intensità di materiali e con meno imballaggi, tenendo conto del loro peso diretto, ma anche di quello indiretto, cioè dello "zaino ecologico".

3) Compra durevole
Buona parte dei cosiddetti beni durevoli si cambia troppo spesso. Cambiando auto ogni 15 anni, invece che ogni 7, ad esempio, si dimezza il suo zaino ecologico (25 tonnellate di natura consumate per ogni tonnellata di auto). Lo stesso vale per mobili e vestiti.

4) Compra semplice
Evita l'eccesso di complicazione, le pile e l'elettricità quando non siano indispensabili. In genere oggetti più sofisticati sono più fragili, meno riparabili, meno duraturi. Sobrietà e semplicità sono qualità di bellezza

5) Compra vicino
Spesso l'ingrediente più nocivo di un prodotto sono i chilometri che contiene. Comprare prodotti della propria regione riduce i danni ambientali dovuti ai trasporti e rafforza l'economia locale.

6) Compra sano
Compra alimenti freschi, di stagione, nostrani, prodotti con metodi biologici, senza conservanti né coloranti. Spesso costano di più, ricorda però che è difficile dare un prezzo alla salute delle persone e dell'ambiente.

7) Compra più giusto
Molte merci di altri continenti vengono prodotte in condizioni sociali, sindacali, sanitarie e ambientali inaccettabili. Preferire i prodotti del commercio equo e solidale vuol dire per noi pagare poco di più, ma per piccoli produttori dei paesi poveri significa spesso raddoppiare il reddito.

8) Compra prudente
In certi casi conviene evitare alcuni tipi di prodotti o materiali sintetici fabbricati da grandi complessi industriali. Diversi casi hanno dimostrato che spesso la legislazione è stata modellata sui desideri delle lobby economiche, nascondendo i danni alla salute e all'ambiente.

9) Compra sincero
Evita i prodotti troppo reclamizzati. La pubblicità la paghi tu: quasi mezzo milione all'anno per famiglia. La pubblicità potrebbe dare un contributo a consumi più responsabili, invece spinge spesso nella direzione opposta.

10) Investi in giustizia
Ecco due esempi: finanza etica e impianti che consumano meno energia. In Italia puoi investire nelle MAG (Mutua Auto Gestione) e nella Banca Etica. Investendo poi nell'efficienza energetica puoi dimezzare i consumi e i danni delle energie fossili come carbone e petrolio.

bluenote 07-21-2007 01:30 PM

Dipende, se stiamo parlando di prodotti alimentari per esempio.
In proposito agli alimentari ad esempio io parto dal presupposto fondamentale che ciò che mangiamo ha ripercussioni dirette e potenzialmente pesanti sulle nostre condizioni di salute.
Quindi può valere la pena risparmiare un po' su tutto.
Sul prezzo di un paio di scarpe o di pantaloni o dell'automobile.
Ma di certo la scelta di cercare di risparmiare sugli alimenti non paga.

Nell'ultimo periodo mi sto orientando verso l'acquisto di prodotto di natura più "bio" possibile, cercando di conciliare il fatto di comprare e mangiare un alimento che non sia di produzione industriale con quello di non spenderci un patrimonio.

Questo è abbastanza possibile, se si vive nel posto giusto.

Io ad esempio vivo molto fuori città, in una zona di provincia in aperta campagna, zona eminentemente agricola e piena più di cascine che di paesi.

Se ho voglia di mangiare del pollo, so in che cascina andare a comprarlo.
E lo pago, il giusto, dando direttamente al contadino quello che pagherei in negozio per il pollo della qualità “relativamente” migliore, ma vado in un posto dove posso vedere i polli razzolare direttamente in cortile, all'aperto, dove gli vengono buttate granaglia da mangiare e non mangimi chimici.
Guardo e scelgo, dico al contadino voglio quello, lui lo prende lo scanna e me lo da.

Lo stesso faccio per il riso, perchè tra provincia di Lodi e Pavia è pieno di risaie, dove i contadini fanno anche un po' di vendita al dettaglio.
Normalmente queste cascine sono segnalati con cartelli lungo la strada cui cerco di fare attenzione mentre guido.
E così è possibile, comprando in società con altre due o tre persone, andare direttamente in cascina a comprare il sacco da 10 Kg di riso Carnaroli, buonissimo, pagandolo addirittura meno di quello trattato confezionato e venduto dalla grande distribuzione.

Idem con certe verdure, recentemente ho trovato delle zucchine che ho pagato come se le avessi prese al supermercato, ma avevano un sapore: non erano acqua addensata e sporca di verde.

Per la farina (sia bianca che di gran turco per fare la polenta) invece conosco un mulino dalle parti dei miei nonni, nelle marche, con ancora la macina di pietra mossa dalle pale del ruscello.
Anche lì, acquisto in società tra noi, miei nonni e zii, prendiamo sacconi da 15/20 Kg e poi ce li dividiamo.
Così non spendiamo di più che in negozio, mangiamo qualcosa di buono che non è in alcun modo trattato con la chimica da produzione industriale e contribuiamo a tener viva delle piccole realtà agricole e artigiane fatte di gente che di certo non ci si arricchisce sopra più tanto, ma conserva una tradizione e la tipicità di alimenti fatti come una volta e sempre più difficili da trovare.

Per quel che compro al supermercato invece sono abituato a leggere le etichette.
Evito le cose che contengono soia, perchè la soia usata nella produzione industriale è ormai quasi tutta transgenica, cerco sempre di orientarmi sul prodotto che sia “il più naturale” possibile.
Cerco di evitare i prodotti con grassi idrogenati aggiunti o grassi vegetale di discutibile natura come gli olii di palma etc.
Poi, naturalmente, a parità di qualità proposta dalle etichette compro quello che costa di meno.
Ma tra un prodotto la cui etichetta non mi convinca ed un altro che costa il 15% in più ma riporta ingredienti più convincenti e sani, spendo di più.

Come voi altri, cerco anche di orientarmi verso le produzioni locali.
Ad esempio sui formaggi, magari mangio meno tipi di formaggi rispetto a quelli che potrei scegliere sul bancone, ma vivendo in una zona che ha una tradizione casearia, mi oriento su ciò che è prodotto sul luogo, perchè sono molto migliori le probabilità che quegli alimenti abbiano provengano da piccole produzione poco industriali e molto artigianali e siano più freschi e senza conservanti.

Quindi ad esempio la crescenza non la compro confezionata, ma sfusa al banco, perchè nel supermarket del mio paese so che se ce l'hanno sfusa al banco è perchè l'hanno presa quella mattina e so pure in quale cascina, visto che il casaro è mio vicino di casa.
E invece che comprare il parmigiano confezionato in plastica, quando ce l'hanno, faccio lo stesso ragionamento comprando un pezzo di grana lodigiano direttamente staccato dalla forma.
e se non ci spendo di meno, beh, pazienza.

ivano 07-21-2007 01:32 PM

Non voglio fare classifiche, mi limito ad elencare i miei criteri di scelta.
- posto di provenienza (più vicino è meglio è, si evita anche l'inquinamento derivante da un lungo trasporto)
- prezzo(se non scelgo sempre il più basso sicuramente evito il più alto)
- etica della ditta (che va ben oltre il marchio, consiglio di farsi qualche ricerca per sapere che marchi vanno propri evitati)
- per le uova scelgo quelle allevate a terra perchè pensare alle galline stipate nelle gabbie sempre illuminate di luce artificiale mi fa una rabbia incredibile).

Anch'io scelgo molto spesso proprio in base al palato: faccio dei tentativi (spesso comprando prodotti molto economici). Se poi mi piacciono li continuo a comprare, altrimenti passo ad altro.

Riguardo alle scelte di bluenote, sottoscrivo tutto anche se molte persone non hanno ne il tempo ne i luoghi (nelle vicinanza) dove comprare questo genere di prodotti artigianali. Poi non necessariamente tutto ciò che è prodotto industrialmente farà cagare, o ancor peggio, farà male, anzi è possibile che i controlli siano più rigidi e magari ne esca un prodotto insipido ma salutisticamente valido.

mefisto 07-21-2007 01:36 PM

Confermo quanto detto da bluenote sulla soia: fino all'anno scorso l'unica soia non ogm proveniva dal brasile. Ora, ringraziando la Monsanto, non ci rimane nemmeno quella.

Avevo peraltro sentito parlare di un'associazione - milanese, credo - nata proprio per promuovere l'idea del "gruppo d'acquisto diretto" (dal produttore biologico). E' una buona idea, anche se ovviamente non tutti sono disposti a rinunciare al "rito" del centro commerciale (anche per le uova e la farina). Pigrizia.

Per quanto mi riguarda, oriento i miei acquisti in base al palato: faccio un tentativo, poi decido se ricomprare o guardare altrove.

Ovviamente, considero anche i discount.

peter 07-21-2007 01:40 PM

Di solito acquisto in un supermercato, tranne alcuni tipici elementi delle terre di origine della famiglia: parmigiano, vino, carni, salumi e verdure fresche (quando passo di li). Anche se onestamente ho qualche scrupolo a comprare direttamente dai contadini, e preferisco andare nelle cooperative e nelle cantine sociali: mi danno più sicurezza, vedendo i controlli e conoscendo il livello dei veterinari e degli agronomi che lavorano lì. Oltre ad avere un grande amore per il modello cooperativistico.
Per quanto riguarda il resto, semplicemente vado su tutto quello che riesco a trovare di biologico: la differenza di prezzo è a volte piccola e a volte rilevante, ma mi arrangio comprando meno e meglio.
E mangiando meno, che a me male non fa.
Idem per quanto riguarda i condimenti: ci sono molti piccoli oleifici ed acetaie che lavorano molto bene e con standard elevatissimi, senza avere quell’approccio un po' antiscientifico che molti associano con la naturalezza e la genuinità.

Ah, ho notato che anche un discount come Lidl ora ha sugli scaffali molti prodotti biologici.

aaron 07-21-2007 01:47 PM

Io guardo solamente al rapporto qualità/prezzo (da me presunto) senza però scendere sotto una soglia di qualità minima (sempre definita arbitrariamente da me).

Tipo, se so che un certo prodotto per auto è della Arexons ma lo vendono anche sotto un altro nome a metà del prezzo (con su scritto "se avete problemi andate sul www.arexons.com" ) io compro quello che costa la metà.

Per il cibo mi dirigo verso quello che costa meno ma mi sembra di un marchio serio. Ovviamente qualsiasi cosa con su scritto "bio" o cose del genere viene immediatamente scartata per ragioni di prezzo... Del resto, non ho ancora capito che differenza c'è tra un prodotto "bio" o "non-bio" (oltre al fatto che il primo è di moda come l'iPod). Del resto, anche se ce ne fosse, so che non mi interesserebbe... (Una volta però ho preso delle cose "bio" in offerta visto che costavano meno di quelle normali).

Le cose eque & solidali le compro quando mi dicono essere buone e avere un prezzo pari o inferiore a quelle normali. Quindi mai. Poi, ovvio, uno può illudersi tramite l'acquisto della carta igienica prodotta in Bangladesh con le foglie di banano tritate di cambiare il mondo.

Infine, quando sono dalle parti di Piacenza mi compro sempre una bella coppa...

bruno 07-21-2007 01:53 PM

Io leggo gli ingredienti. Se non so cosa sono me lo faccio spiegare.
Ho una marcata vena di ipocondriaca che mi porta ad esaminare con cura tutto ciò che dovrà finire nel mio organismo.
Non mangio più sottilette da quando anni fa feci l'errore di leggere l'elenco degli ingredienti. (Sottilette Kraft. Ingredienti: Formaggio, siero di latte concentrato, burro, proteine del latte, sali di fusione: citrati di sodio, sale, correttore di acidità: acido lattico.)

lea 07-21-2007 01:56 PM

Bhe, molto spesso i prodotti con marchio del supermercato costano meno e sono buoni, perchè vengono prodotti da imprese qualificate e poi il distributore si limita a metterci il marchio.

Un altro trucco è quello di vedere dove viene prodotto un alimento: se lo stabilimento è nello stesso posto di uno famoso, allora sarà prodotto da quella ditta.
Oppure se cercate la passata di pomodoro, se è prodotta in campagna, allora va bene!

Per l'H2O invece guardate l'etichetta: il residuo fisso deve essere basso, i nitrati assenti e poi guardate i parametri che vi interessano (tipo il sodio per esempio).

Poi occhio al posizionamento: ad altezza occhi vengono posizionati tutti i prodotti del supermercato, quelli che hanno un'immagine di marca forte vengono invece collocati in posizioni scomode, perchè magari, forti del proprio potere, impongono al distributore condizioni svantaggiose e quindi vengono penalizzati nel posizionamento (molto in alto o molto in basso).

ascanio 07-21-2007 02:07 PM

Vi invito a guardare questo link sui GAS: Gruppi di Acquisto Solidale
Girodivite: Come comprare la frutta senza sfruttare né essere sfruttati

“…[cut] Il successo dell’esperienza, che nasce dall’esigenza di mettere in contatto diretto consumatore e produttore alimentare con un rapporto commerciale equo per entrambi, porta all’espansione costante del raggio di azione. È il caso del “progetto detersivi”, avviato dalla Rete nazionale di collegamento dei Gas insieme ad Officina Naturae (Officina Naturae Cosmetici naturali e detersivi ecologici). La linea di detersivi biologici dell’azienda di Rimini è nata per servire principalmente i Gas. Circa quaranta gruppi da tutta Italia hanno eseguito un ordine di prova, sperimentando il tentativo di allargare l’organizzazione dei Gas anche a tipologie di acquisto che riguardano prodotti diversi da frutta, ortaggi e alimenti vari. I puristi della filosofia iniziale dei gruppi di acquisto solidale, che esprimono in questa pratica una precisa critica politica al consumismo, storcono il naso di fronte ad esperienze che dai Gas prendono in prestito solo l’aspetto del risparmio economico. Ma realtà di questo tipo sono destinate ad aumentare costantemente.

Bid.it (bid.it! - La Vetrina) è un sito internet aperto a chiunque, dove è possibile effettuare acquisti sporadici senza alcun legame stabile con altri acquirenti. Questo sito offre una gamma di prodotti non alimentari, come abbigliamento, telefonia, film, libri e gioelli, acquistabili con diverse modalità. La più conveniente è quella dedicata ai gruppi d’acquisto: è possibile aggregarsi ad un gruppo già esistente o crearne uno nuovo interessato all’acquisto di un particolare prodotto. Il vantaggio consiste rapporto inversamente proporzionale tra numero di compratori e prezzo dell’oggetto. Realtà di questo tipo sembrano aver perso per la via la caratteristica di attenzione all’aspetto relazionale, solidale ed ecologico dei Gas. D’altra parte, perlomeno nel caso dei prodotti alimentari, diversi modi di vivere esigono diverse soluzioni per la stessa esigenza di un rapporto naturale con la merce acquistata. [cut]…”

Fra le varie iniziative, si va a turno dal contadino, si raccoglie la verdura e si mangia cibo biologico appena raccolto che ha un sapore fantastico.

Se poi aaron esclude a priori qualunque alimento naturale, compresa la verdura che sa di verdura, e invece preferisce quella che sa di acqua e pesticidi... beh, contento lui...

Tra l'altro, lì si possono prendere latte e uova freschi, anche quelli presi in cascina, e garantisco che non hanno nulla a che vedere con la merce industriale.
Poi ci sono iniziative parallele, acquisto di prodotti del mercato equo e solidale, ma tanto quelli son tutti NEGHER, quindi aaron preferirà che vengano giustamente sfruttati dal civilizzato americano ed europeo, purchè i prezzi rimangano bassi…

karol 07-21-2007 02:12 PM

La spesa la fa mia madre che è un'accanita cacciatrice di offerte

Se vado io al supermercato a prendere qualcosa che va a me o che voglio usare per cucinare, guardo gli ingredienti il più delle volte, e se mi piace prendo la versione altromercato.

Non mi interessa tanto la marca... Ad esempio certi succhi d'arancia in cartone mi fanno davvero schifo anche se sono di marca, tipo i Batik, perchè sanno di chimico... Invece il succo d'arancia "del dito" (la marca primo prezzo Auchan) è buonissimo e sa di arancia vera e non arancia chimica.

mauro 07-23-2007 10:23 PM

Ciao, bellissima idea, la mia scaletta in genere è la seguente

1) Prodotti non boicottati o sotto accusa (cerco sempre di non acquistare prodotti segnalati dalle varie associazioni x il consumo etico e critico: ad es. l'acqua Vera in un GS a due passi da casa è in perenne offerta, ecco per me può restarci in eterno!!, e via dicendo)

2) Zona di produzione (prodotti + vicini alla zona di residenza - inquinamento per trasporto)

3) Test marche super ( molti prodotti a marchio super sono meglio di quelli di marca ad es: per me Coop ed Esselunga) quindi testo per qualche volta i prodotti del super e se non mi convincono torno a quello di marca o cambio super

4) Non acquisto mai discount anche se all'interno del supermarket per ovvi motivi ( vedi condizione dei lavoratori)

5) rapporto prezzo/unità di misura, cioè il prezzo della confezione non è indicativo , guardo il prezzo al kg. o al lt. e di solito anch'io sto nel mezzo

6) tipo di confezionamento

se la fretta non è prioritaria cerco di muovermi in questa direzione , ne risente positivamente anche la qualità.......e sicuramente mi dimentico qualche altro fattore, ormai lo faccio quasi a memoria
A presto e di nuovo complimenti per l'idea dovrebbe nascerne una buona cosa, Saluti Mauro

andreas 07-31-2007 05:13 PM

Come al solito sono a fare il rompiscatole ed a volte ad andare controtendenza. Intanto mi vien da dire leggendo di vegan ed actarus vari che l’evoluzione ci ha creati onnivori ed ogni qual si voglia modificazione dell’apporto nutritivo all’organismo porta inevitabilmente a squilibri vari. Pensando ai primi ominidi che dovevano accontentarsi di poco, quando trovavano della carne anche “frollata” erano piuttosto soddisfatti. Gli estremismi non servono a nulla in nessun caso. Comunque concordo con l’essere più attenti all’etichetta dei prodotti, che per legge è tenuta a riportare luogo di confezionamento e quindi provenienza della merce, anche se può trarre in inganno. Perché anche se un alimento o un articolo sono stati preparati e confezionati nelle vicinanze del nostro comune di residenza è facile che la piattaforma logistica dell’azienda produttrice sia in un'altra regione, poi si passa alla grande distribuzione ecc.. Quindi il prodotto rischia di fare un sacco di km che non possiamo immaginare ne quantificare.
Credo che il fulcro del problema e l’unica cosa da fare sia di vedere quali sono i prodotti con l’imballaggio più ridotto o meglio riciclabile o biodegradabile (spesso sulla confezione c’è scritto), magari confezioni “ricaricabili” e via cosi. Si possono anche preferire i prodotti con l’ecolabel che altro non è che un marchio di efficienza ambientale del prodotto (esempio la margherita sui fazzoletti carta della coop), oppure informarsi sulle aziende produttrici che possiedono una certificazione ambientale e che quindi si impegnano nelle loro attività ad essere meno impattanti possibile a livello ambientale (da non confondere con le certificazioni di qualità).
Saluti a tutti.8-)

patrizio 08-02-2007 01:15 PM

Io guardo sempre la zona di produzione, e scelgo quella più vicina alla mia zona, se possibile prodotti locali. La produzione biologica è il secondo criterio che uso per scegliere un prodotto, ma sempre subordinato al primo: la vicinanza della zona di produzione. Questo da quando ho quasi comprato delle patate da produzione biologica provenienti dall' Egitto! Non vorrei sapere le emissioni di CO2 causate dal trasporto di queste patate. Naturalmente poi evito la frutta fuori stagione, d'inverno per esempio l'uva, che viene importata via aereo dal Sud Africa o Sud America.
Poi non compro mai le verdure prodotte nella regione d'Almeria in Spagna che inondano il mercato europeo, e per sicurezza evito generalmente i prodotti spagnoli, non solo per le vie di trasporto che sono molto lunghe, ma anche per la qualità scadente e per lo sfruttamento di immigrati illegali molto diffuso in Spagna (non che in certe parti d' Italia sia molto meglio). I prodotti italiani comunque sono migliori e la loro zona di produzione più vicina.

Herman 08-02-2007 01:19 PM

Molto interessante il discorso.
Questo il mio criterio:
VERDURE: compro solo quelle di stagione e cerco di prediligere quelle prodotte localmente
PRODOTTI CONFEZIONATI: cerco di prediligere quei prodotti che magari anche se si presentano peggio, hanno una confezione ridotta e con prodotti più facili da smaltire/riciclare
PREZZO: cerco comunque i prodotti in offerta ma stando attento alla marca

Ora vi faccio due domande;
1 ma il cartoccio del latte che è fatto di cartone all'esterno e di alluminio all'interno dove và smaltito? Nella pattumiera generica?
2 a livello d'inquinamento è meglio utilizzare il latte nei classici cartocci descritti prima oppure nelle bottiglie di plastica?

Swan 08-02-2007 01:21 PM

Il tetrapak non può essere riciclato, quindi sarebbe meglio utilizzare bottiglie in plastica riciclabile!

Scuola 08-02-2007 01:31 PM

Mah, infatti il dubbio sul tetrapak ce l'ho anche io.
Una volta ho scaricato una guida sulla raccolta differenziata prodotta nella mia città, Reggio Emilia, dove indicava appunto cosa e dove buttare i vari rifiuti domestici.

Poi, un bel giorno mi è arrivato per posta un depliant, sempre del comune, dove su alcune cose non combaciava, e uno di questi era il tetrapak.

...l'ho adesso sotto gli occhi. Sulla carta dice che ci si può buttare:

- scatoloni di cartone
- giornali, riviste
- sacchetti di carta
- cartoni per bevande,latte e succhi di frutta
- imballaggi di prodotti alimentari.

Non so, secondo me non c'è una regola precisa e uguale per tutti...!
Dipende forse anche da comune a comune, perchè c'è magari quello che poi divide veramente, come c'è quello (Napoli) in cui forse dividono, e quando arrivano in discarica buttano tutto insieme!

E allora che divido a fare?

PS.
Io personalmente divido in tre contenitori separati.
Il succo e il tetrapak li butto nella carta.
Il latte probabilmente è meglio nelle bottiglie di plastica riciclata, se le trovi!
O ancora meglio: da noi si stanno diffondendo i distributori in cui vai con la bottiglia di vetro e la riempi… Noi personalmente ci andiamo quando ci ricordiamo, per il resto tetrapak…

patrizio 08-02-2007 02:46 PM

In Austria so che il TetraPak va buttato nella plastica, inoltre esistono contenitori specifici per il tetrapak, ma non è obbligatorio usarli.

Swan 08-02-2007 11:44 PM

Come si riciclano i tetrapak?
Un lettore ci scrive chiedendoci come mai, visto che il tetrapak è riciclabile, in molti comuni dicono di buttarlo nel secco.

Se nel vostro comune si possono buttare i tetrapak insieme alla carta, è perchè esiste un accordo di smaltimento particolare. Nella maggior parte dei comuni italiani questo accordo non c’è.

Il Comieco (Consorzio Nazionale Recupero e Riciclo degli Imballaggi a base Cellulosica) riporta che nel 2002 il 35% degli imballaggi per bevande immessi sul mercato è stato avviato al recupero, parliamo di 38.000 tonnellate di tetrapak. Tetrapak, da analisi di flussi merceologici, è arrivata a stimare che il 23% dei cartoni per bevande riesce ad arrivare al cassonetto della carta e da lì prosegue verso uno dei 35 termovalorizzatori attivi in Italia.

I cartoni poliaccoppiati (carta + plastica + alluminio) rappresentano circa lo 0.4% dei rifiuti prodotti da una persona, per questo è antieconomico (e antiecologico) raccoglierli separatamente. Il vostro tetrapak, dal cassonetto della raccolta differenziata o va ad un termovalorizzatore o va alla cartiera Santarcangelo o al centro di compostaggio di Modena.

Alla cartiera di Santarcangelo, in provincia di Rimini, producono la cartafrutta e la cartalatte recuperando la cellulosa dei cartoni. (Qualche anno fa era a rischio di chiusura, ma ho visto della cartalatte nei supermercati Naturasì e alla Coop proprio qualche giorno fa, quindi dovrebbe esistere ancora).
E’ più semplice separare gli elementi di questi imballaggi che, per esempio, staccare l’etichetta di carta che è stata incollata su una bottiglia. Bastano 20 minuti in un pulper, di pura azione meccanica, senza additivi chimici. La carta si spappola e le fibre vengono riasciugate in fogli, senza essere sbiancate o deinchiostrate. Dal polietilene e dall’alluminio si ricava il Maralhene, un materiale con cui si fanno arredi e gadget.

Dai poliaccoppiati si può anche ottenere del compost. Lo producono a Modena, al Centro di Compostaggio di Fossoli di Carpi, e dicono che vada bene anche per l’agricoltura biologica. (Io non userei un ammendante che conteneva inchiostri, plastica e alluminio, ma non sono una coltivatrice diretta, per cui forse non valuto bene l’impatto di questi elementi).

Dato che oltre il 70% del cartone è costituito da cellulosa, la Tetrapak considera i cartoni per bevande un biocombustibile. Due tonnellate di contenitori usati hanno un contenuto energetico pari a una tonnellata di petrolio. Sul sito di Tetrapak si legge: “se il cartone brucia in modo pulito, i sottili strati di polietilene si trasformano in vapore acqueo ed anidride carbonica, mentre l’alluminio diventa ossido di alluminio, un composto utilizzato nella produzione della carta.”

Insomma: il tetrapak è potenzialmente riciclabile, ma la maggior parte dei tetrapak o finisce in discarica o finisce bruciata.

http://www.ecoblog.it/post/1954/come...ano-i-tetrapak

Deps 08-04-2007 11:59 PM

Interessante questa cosa, ma mi chiedo, per poter rendere possibile il riciclo quindi dobbiamo usarne di piu... ma la tetrapack non potrebbe fare le confezioni in plastica alimentare come fanno in tanti, è riciclabile al 100% e non verrebbe bruciata. Da come la so io la tetrapack ha una tassa su ogni confezione prodotta essendo un suo brevetto chi lo vuole usare deve anche comprare tutta la linea di confezionamento tetrapack ed è vincolato per almeno 10 anni.
Buon prodotto ma è sbagliato il principio. Provassero a togliere le tasse sulle confezioni e il brevetto, secondo me le confezioni utilizzate aumenterebbero e conseguentemente il costo del riciclo diventerebbe accettabile.
Altrimenti farei pagare la differenza agli svedesi che fanno tanto i brillanti sulla politica ambientale a casa loro.

P.s. non sopporto la tetrapack...e ci ho anche lavorato!!!

Felix 09-17-2007 10:56 AM

Di solito io vado un po' a naso e poi controllo la composizione: evito grassi idrogenati (margarine) alias grassi trans-esterificati, cibi con troppi conservanti, cibi troppo sofisticati, con colori inverosimili. Poi annuso tutto: al supermercato sembro un segugio! Evito dolcificanti artificiali tipo aspartame, ecc., privilegio le confezioni meno "sprecone" e meno elaborate. Il prezzo è l'ultima cosa che guardo, non perchè abbia soldi da buttare ma perchè non me ne faccio nulla di un prodotto che costa poco e poi magari fa schifo. Purtroppo molto spesso i prodotti etichettati come "biologico" contengono un sacco di schifezze: bisogna stare molto attenti.

Scuola 09-17-2007 11:01 AM

Quote:

Originariamente inviata da Felix (Messaggio 982)
Il prezzo è l'ultima cosa che guardo, non perchè abbia soldi da buttare ma perchè non me ne faccio nulla di un prodotto che costa poco e poi magari fa schifo.

Grande! E' esattamente quello che penso e faccio anche io! Tanto, alla fine, fra spendere 4€ per un formaggio o 4,20€, alla fine del mese finisce che hai risparmiato 5€ mangiando schifezze, inquinando e favorendo cattive produzioni. Viene un po però da pensare quando spendo 7,20€ per una confezione piccola di tonno, ma non si è sempre obbligati a prendere il Top!
Ciao

Swan 09-18-2007 12:48 PM

Ciao!
Anch'io seguo gli stessi criteri: prima leggo gli ingredienti, poi la tabella nutrizionale, la zona di produzione, e poi il prezzo... che diventa determinante solo se è esagerato!;-)
Devo dire che di solito preferisco evitare i supermercati, e cerco di fare quanti più acquisti possibili tramite il GAS (Gruppo di Acquisto). In sostanza, per chi non lo sapesse, si tratta di un gruppo di persone che acquista in gruppo, privilegiando solitamente piccoli produttori locali, e ottenendo un po' di sconto grazie appunto al fatto che sono in molti e che spesso, facendo ordini magari bimestrali, facciamo una bella scorta.

Per chi fosse interessato, esiste un sito dove ci sono tutti i GAS di tutte le città: ReteGas
http://www.retegas.org/

Concordo anche sul biologico: attenzione, non sempre è sinonimo di qualità!

Christian 02-05-2008 07:07 PM

Ho perso il filo e non so se è già stato detto, ma è molto importante a mio avviso valutare attentamente di che materiale è fatto un prodotto in quanto se è un materiale puro, si ricicla mentre se è una composizione di più materiali, finisce tutto inevitabilmente nella raccolta indifferenziata.
In pratica, se compri un prodotto in un recipiente fai attenzione che il recipiente sia integralmente di plastica, oppure tutto di latta e non latta e plastica insieme.

Aggiungo anche che è importante valutare la proporzione in peso fra il prodotto ed il suo recipiente. Non sempre infatti è la soluzione migliore comperare nel recipiente più grande perchè se questo in proporzione è anche il meno ottimizzato, alla fine si crea molta più spazzatura. Meglio scegliere i prodotti che hanno un confezionamento leggero, tipo sacchetti.

sabatino 03-13-2008 12:28 AM

Date un'occhiata al link riportato qui in cui si fa uno studio analogo:
http://scuo.la/consumo-critico/372-q....html#post3030

Precarietà 04-26-2008 01:50 PM

I miei criteri:
1: non deve fare stragi (vedi ad esempio la marca che uccide sindacalisti in Colombia... ed inquina molte acque...)
2: non deve sfruttare il lavoro minorile
3: deve dare risorse a chi coltiva e produce (equo e solidale)
4: non deve lucrare su un diritto: VARIE MARCHE DI ACQUA
Insomma i criteri sono quelli di un etica culturale e sociale. (Non li ho messi nell'ordine i numeri sono dati in base a come mi sono venuti in mente, ma credo che tutti siano di eguale importanza).

Precarietà 07-08-2008 08:05 PM

Quote:

Originariamente inviata da vera (Messaggio 205)
I miei criteri di scelta:
1. Vegan
2. Biologico
3. Equo solidale
4. Il più possibile locale
5. "Ecologico" (per quanto riguarda componenti, imballaggi eccetera)
6. Poco lavorato
7. Necessario o almeno utile... sto cercando di eliminare il più possibile gli acquisti superflui!

Concordo ma stai parlando del CICLO CORTO, una proposta e una pratica che farebbe ridurre di non poco i costi dei prodotti e che permetterebbe di far levare un economia (quella agro alimentare nello specifico) grazie alla qualità con un netto calo dei prezzi al consumo (si abolirebbero i passaggi intermedi) ma purtroppo è difficile trovare tali prodotti e quando li troviamo i costi sono esorbitanti proprio perchè questa "buona pratica" non è diffusa...:mm:


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