Storie e leggende perdute di automobili e pirati della strada
Storie e leggende perdute di automobili e pirati della strada
(DISSERTAZIONE.)
In verità la crisi dell'adattamento platenario della umanità accadde prima della Rivoluzione Industriale e prima ancora della Rivoluzione Agricola, rispettivamente da Europa al Mondo in Secolo Decimo Nono ed in Secolo Decimo Ottavo, inoltre tale crisi non è stata del cosmopolitismo greco e neppure di tutto il resto del mondo umano.
I nuovi sistemi agricoli crearono nuove esigenze, anche per questo nacquero i nuovi sistemi industriali, ma entrambe le rivoluzioni non furono eminentemente creative. Per esempio la prima macchina semovente terrestre di cui si ha notizia fu costruita con tecniche artigianali in Egitto attorno all'Anno Mille e gli stessi fautori dell'opera se ne inquietarono e smisero tutto. Certamente era anche sconveniente procedere artigianalmente in tutto ciò di essenziale. Si narrò che purtroppo non erano mancati insavi che riproducessero la esperienza artigianale. La leggenda racconta che il navigatore ed esploratore oceanico Erik il Rosso fosse figlio di un vichingo dell'Italia fuggito dal disastro della sua casa, travolta da un macchinario ambulante fuori dal controllo, tutti gli abitanti con grande perizia riusciti a sopravvivere ma dovendo partire per l'Islanda a vivere presso i parenti di lì, perché alcuni viventi della Costa si erano adirati anche contro gli umani ivi residenti saggiamente oltre che contro i "pirati della strada". (Io trovai detta tale leggenda in Egitto senza nomi, inoltre la trovai allusa nelle saghe nordiche, oltre ad averne ottenuto mie intuizioni).
Sicuramente entro la cultura greca o del Nord non ha senso il problema del distacco dalla Natura tranne che non si tratti di un accadimento provocato da violenza o forzosamente da poteri estranei.
Nella cultura araba il racconto del misterioso viaggio del marinaio Sindibad a cavallo di un enorme uccello veniva così spiegato dai savi: era un esemplare antichissimo di alipede che era nato dopo un tentativo di nascita fallito e che aveva bisogno di mostrare qualcosa alla umanità perché il fallimento era stato causato da ingenuità ed inavvedutezze di umani... Ma su una isola v'erano le tracce del medesimo uccello vissuto e rivissuto...
I biologi sanno che alcuni animali nascono e muoiono e vengono di nuovo generati, medesimo esemplare; gli psicologi hanno studiato le esperienze umane di duplici o molteplici prenatalità, infatti sono retaggi delle memorie individuali... Ma le persone nascono formandosi e gli embrioni sono informi e se accade formazione sono il passato della nascita individuale; la prenatalità è quella che ho anzidetto e reca memoria non diretta né riferita al proprio corpo.
Ciò mette l'intelletto a fronte del pensiero di una ripetizione della vita; ma non può esser ciò di stesse persone, perché la persona è data dal coincidere spaziotemporale; quindi l'ipotesi scientifica riguarda medesimi individui che sarebbero diverse persone e l'unica teoria possibile annovera ritorni di uguali combinazioni cosmiche entro ordini cosmici differenti. La biologia che studia evoluzione, genetica ed ambienti formula una ipotesi che corrisponde alla osservazione psicologica sui due possibili sensi del nascere e della nascita: senso della assoluta scoperta, senso della assoluta novità; però in entrambi i casi non c'è memoria di vite anteriori senza che vi sia pensiero di altri mondi anteriori gemelli dei presenti. La mente in ciò non può ricordare alcunché perché non può formulare pensieri di stesse non medesime cose, per analogia si pensi ad una pietra che non può trasformarsi in altra uguale ma può trasformarsi in altra diversa, è questo il caso dei cristalli.
Certo le vite anteriori non sono assicurazione di vita dopo la morte, perché sono la intuizione di ritorni biologici e, si badi, non di riaccadimenti. Infatti tali ritorni accadono, riaccadrebbero per non stesso mondo e non è possibile averne neppure fantasia. Nei fatti la psico!ogia empirica ha osservato i retaggi delle vite anteriori, che non sono le comunanze di essenze tra spazi-tempi, queste con termine orientale dette "karma".
La leggenda più arcana riguardante il disastro della casa dei genitori di Erik il Rosso riguarda la furia di un mostro marino, che rimproverava i costruttori dell'altrui folle macchinario di voler insinuare la impossibilità o possibilità di ritorni alla vita... Infatti alcuni animali primitivi non hanno questa possibilità... Ed il bestione abissale della leggenda non lasciava intender di che rabbia fosse animato!!
Certo che è la rabbia nel distacco che rende le intuizioni naturali ospiti sgradite delle convenzioni civili; ed in questo i vichinghi non erano coinvolti e dunque potevano prescindere da dubbi di troppo anche di fronte alle impertinenze dagli abissi.
BISOGNA TROVAR PREMESSE PRIMA DI CONCLUDERE IN FRETTA, ALTRIMENTI PROBLEMI ASTRATTI SI FAN CONCRETI. !
(Mauro Pastore)
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